Se stai leggendo questo articolo, molto probabilmente vuoi sapere qualcosa in più sui traduttori: coloro che hanno il potere di traghettare i tuoi testi verso una lingua straniera, per espandere i confini geografici di ciò che sei o di ciò che vendi. Suona tutto così epico perché tradurre è in effetti un’impresa titanica che richiede anni di preparazione. Per questo ci si spezza il cuore quando i clienti ci rivolgono commenti noncuranti, indelicati o, peggio, volutamente arroganti.
E se stai pensando di non essere tra questi, preparati, perché sto per elencare commenti e richieste che riceviamo quotidianamente, spesso dalle persone più buone, gentili e insospettabili. Si tratta per lo più di false credenze di cui forse anche tu sei vittima inconsapevole. Entriamo quindi nei meandri oscuri dei pregiudizi sulla traduzione: alla fine del tunnel avrai ottenuto gli strumenti giusti per non ferire il nostro orgoglio e noi, dall’altra parte, saremo molto più contenti di lavorare per te!
“Google Traduttore mi dà una parola diversa!”
I traduttori automatici sono una gran bella invenzione, utili tanto a chi non conosce una lingua, quanto ai professionisti che vogliano produrre una bozza da sottoporre a revisione, soprattutto nel caso di testi tecnici.
Tuttavia c’è un limite oltre il quale non possono spingersi, e tocca al traduttore colmare la distanza fra traduzione automatica e prodotto finale. Il nostro compito è assicurare che le parole siano effettivamente le più adeguate, e sottoponiamo ogni termine allo studio scrupoloso di ogni sua singola sfumatura di senso.
Dovrai quindi avere fiducia nel lavoro consegnato, perché frutto di ricerca meticolosa, revisioni attente e una certa dose di indomabile perfezionismo.
“Che ti costa tradurlo in inglese?”
C’è una regola d’oro tramandata di traduttore in traduttore il primo giorno di corso specializzato: per essere un professionista serio dovrai sempre e solo tradurre verso la tua lingua madre.
È inutile negare che tale regola, come ogni dogma che si rispetti, viene costantemente infranta, vuoi perché è bello poter arrotondare, vuoi perché avere ottenuto la massima competenza linguistica fa sentire qualcuno madrelingua.
Rimane tuttavia una pratica da evitare, non solo perché il risultato potrebbe essere scadente, ma anche perché bisognerà ricorrere a un revisore madrelingua che passi al setaccio ciò che abbiamo scritto, assorbendo parte del nostro compenso. In poche parole, il gioco non vale la candela.
“Mi serve un traduttore per farmi da interprete”
Leggi e rileggi questa frase e non vedi errori? Forse ti sconvolgerà sapere che un traduttore non è un interprete. Infatti, se noi ci occupiamo di tradurre unicamente il testo scritto, gli interpreti mediano oralmente una conversazione tra due interlocutori che non parlano la stessa lingua.
Esistono professionisti preparati per fare entrambe le cose, ma rimangono due servizi diversi che sarebbe bene distinguere per evitare a tanti traduttori inutili perdite di tempo. Come segnala infatti la collega Alessia Mosca in un suo recente post su LinkedIn, capita spesso di trovare annunci per servizi di traduzione, per poi scoprire in fase di colloquio che erano rivolti agli interpreti.
Sarebbe meglio comprendere questa distinzione prima di pubblicare un’offerta, per non perdere tempo e denaro.
“Lo può fare mio cugino che sa bene le lingue”
Il cugino, figura mitologica che, scevra da qualsiasi preparazione accademica, può fare di tutto: arredarti casa, costruire il tuo sito web e, ovviamente, tradurre i tuoi testi. Chi non ha sentito almeno una volta la fantomatica frase: “mio cugino ha fatto questo e quello (cit.), se ne può occupare lui gratis”?
Inutile dire che se la persona di vostra conoscenza non è effettivamente preparata (nel caso contrario dubito rinuncerebbe a un compenso adeguato), il risultato non può che essere scarso. Una cosa molto simile accade quando si paga un madrelingua per tradurre un testo, anche se il suddetto nella vita fa tutt’altro.
La scelta è opinabile ma molto diffusa, dettata dalla necessità di soddisfare un bisogno immediato, cedendo così a scorciatoie meno dispendiose ma decisamente poco efficaci.
“Questo non tradurlo, tanto non lo legge nessuno”
Se è vero che alcuni testi, come il GDPR, non vengano letti quasi mai perché secondari o troppo lunghi, investire nella loro traduzione umana è comunque essenziale per evitare gaffe poco professionali.
Infatti, all’occhio umano basta dare una scorsa veloce al testo per capire che è di scarsa qualità. Prendi la traduzione in lingua tedesca di “Italia. Open to meraviglia” del Ministero del turismo: non serve una laurea in germanistica per capire che Garderobe non è la traduzione corretta della città di Camerino, del resto i toponimi, a parte alcune eccezioni, non si traducono.
Per chi traduce di mestiere, questo genere di “scelte editoriali” sono sì fonte di grasse risate, ma anche motivo di profondo dispiacere per un’occasione sprecata.
“Quanto? A saperlo facevo anche io il traduttore”
Fare ricorso a un servizio linguistico professionale senza prima informarsi adeguatamente, può lasciare impreparati rispetto a quelli che sono i costi.
C’è infatti chi rimane perplesso di fronte a preventivi “inspiegabilmente alti”, inconsapevoli che nel prezzo finale sono stati inseriti fattori quali la lunghezza del testo, il numero di parole nuove (ovvero quelle che vanno tradotte da zero), la presenza del glossario, la scadenza richiesta e la complessità del contenuto. Questi e altri elementi, che non aggiungo perché variano a seconda dei casi, concorrono alla preparazione del preventivo.
Sarà dunque premura del traduttore spiegare cosa è stato preso in considerazione al momento di proporre la tariffa, che tu sarai sempre libero di rifiutare con gentilezza.
“È troppo tempo per un paio di pagine!”
Questo punto è più facile raccontarlo. Faccio dunque appello ai traduttori che forse stanno leggendo questo articolo: il contenuto che segue potrebbe impressionarvi, scegliete liberamente se passare subito al paragrafo successivo. A te invece chiedo solo di proseguire la lettura mettendoti nei panni del protagonista della scena che segue:
È il tardo pomeriggio di un venerdì qualunque, dopo diverse ore di lavoro e una chiamata funesta con il commercialista, arriva un’email dal cliente che richiede un preventivo per un testo che lascia in allegato. Fiducioso, apri la posta per renderti subito conto, con orrore, che si tratta della foto dello schermo di un PC. Quando è stata scattata il monitor era oltretutto in modalità luce notturna e risulta interrotto da strane cornici rettangolari. Vi è ritratto un documento pieno di incisi, parole illeggibili e tratti sumerici cuneiformi. Il file è accompagnato da poche ma sconvolgenti parole: «Ciao, ti mando una paginetta veloce, ce la fai a rimandarmela tra un’oretta?».
“Devi solo consegnare prima, non serve alzare il prezzo”
Siamo lavoratori free-lance, termine inglese che determina la qualità poco seria del lavoro che svolgiamo, questo almeno secondo mia madre. Un po’ come se tradurre fosse uno stratagemma per guadagnare soldi facili mentre siamo presi a goderci il tempo libero.
Ecco perché alcuni clienti restano stizziti quando, di fronte alla richiesta di velocizzare i tempi di consegna, si vedono applicare il sovrapprezzo. È in quel momento che realizzano che il nostro non è uno svago ma un lavoro vero e proprio, di cui il tempo è la risorsa principale.
Se per soddisfare le loro necessità dobbiamo mettere in pausa altri lavori, o perderne di potenziali, è loro dovere corrisponderci la somma di cui ci priviamo nello sforzo di consegnare in tempo, impiegando magari il fine settimana, se non addirittura le ore notturne.
“Non era meglio se studiavi coreano?”
Partiamo dal fatto che imparare una lingua è difficile a prescindere dalla sua somiglianza o meno con la propria. Aggiungiamo poi il fatto che la traduzione è un servizio essenziale anche tra lingue apparentemente simili, come lo spagnolo e l’italiano.
Ciò che invece può fare la differenza è il settore linguistico in cui si sceglie di operare: inutile negare infatti che in ambito tecnico la richiesta maggiore riguarda le traduzioni dall’inglese o dal tedesco, mentre in altri campi è lo spagnolo a farla da padrone.
Ne deriva che avere successo nel nostro campo è una questione di esperienza. Avviene quando impariamo a ritagliarci la fetta di mercato giusta per noi, e mentre ciò accade nessuno ha il diritto di dirci che abbiamo fatto male a studiare una lingua piuttosto che un’altra.
“Come si dice? Come non lo sai?!”
E infine, dulcis in fundo, un grande e intramontabile classico: il vocabolario bilingue con le gambe.
Come un Pinocchio in chiave linguistica, il traduttore appare a molti sotto forma di enorme libro animato, pronto a elargire su richiesta la traduzione di singoli lemmi. Anche lui, alla fine della storia, diventa un ragazzo vero e finisce per aprire la partita IVA a regime forfettario. Sembra una trama affascinante, ma occorre ribadire che no, non sappiamo tradurre automaticamente non appena ci viene domandato.
Tuttavia, ci sono state volte in cui ho pensato che questa pretesa inopportuna potesse lasciare spazio a passatempi potenzialmente divertenti: immagino gare di “Azzecca la traduzione” sulla scia delle spelling bee americane. Non so voi, ma io potrei trovarlo un esercizio divertente, se non addirittura utile.
Insomma, non per forza tutto ciò che dice il cliente vien per nuocere! E se alla fine di questa lettura ti senti più gentile che mai, complimenti, hai guadagnato l’accesso nell’Olimpo dei clienti ideali. Qualora avessi invece realizzato di nutrire qualche piccolo pregiudizio, non ti preoccupare: noi linguisti professionisti amiamo comunicare e saremo sempre ben disposti a spiegarti ancora una volta come funziona ciò che facciamo. E se accoglierai il nostro punto di vista con rispetto e pazienza, sapremo ricompensarti con le giuste parole. Non ti resta che provare per credere.
Dopo la laurea magistrale in lingue a Roma, vivo un paio d'anni nelle Asturie, tra escursioni in alta quota e un lavoro d'ufficio poco stimolante.
Nel 2019 finalmente decido di tornare a fare la traduttrice, specializzandomi in traduzione tecnico-scientifica a Torino.
Se non mi trovi davanti al PC sono probabilmente nel mio orto oppure a dar spallate nel circle pit di un concerto metal.